Contributi critici

Aurelio De Rose

Le Metamorfosi Surreali Di Megael

Ho seguito Megael nel mentre è al lavoro, nel mentre disegna sulla tela il “qui e ora” che la investe nell’alternarsi di attimi “bi-polari”, traducendosi, prima, nell’incalzante gesto che infittisce il segno sul foglio, poi, nella sosta e nella pausa fondante: come sorta di un “trattenuto” che si sussegue e accade in un’atmosfera che richiama la musica. Quella corale. Quella sacra, soprattutto, che penetra nell’intimo di chi sa apprezzarne le sensazioni e le vibrazioni. Note che s’innalzano verso le mete più alte dell’animo umano.
Ebbene, Megael, per la sua naturale predisposizione, estrae da questo contesto, sublimando quelle note che vibrano e s’innalzano nell’atmosfera del suo studio, la linfa necessaria: quella che per lei è “fluttuazione naturale”, permettendole di penetrare, sin nel profondo delle radici, quei soggetti che, in quegli istanti, emergono dalla propria cavità interiore per tramutarsi in immagini.
Così, quindi, la paziente naturale “grafia” utilizzata ci narra di fiori, piante, alberi, semi, uova, organi sessuali di vegetali ed umani. Soggetti naturali che si fondono in figurazioni surreali ed ascendenti, ma, nello stesso tempo, appaiono trascendenti, perché esprimono in tutta la loro evoluzione ed esistenza l’amore e la compartecipazione alle bellezze dell’universo. Gestazioni e nascite di “semi generativi” che divengono per Megael asserzione dell’essere, la propria, una “realtà” nella “vita”, insieme a tutti quegli elementi della natura che intendono seguire la propria crescita cosmica, secondo la legge insita in ciascuno di essi.
Megael da tutto ciò trae quindi un naturale nutrimento, che si connette agli archetipi del proprio sentire, tramutandosi, mediante un bagaglio di sapiente formazione descrittiva, in atmosfere sacrali e surreali. Quelle che emanano tutta la necessità ed il bisogno di offrire e condividere la propria potenziale entità al dolore, all’ emozione e al godimento per ogni essere della vita.
La sua, quindi, è particolarmente una pittura di analisi dei sentimenti. Una metamorfosi di quegli elementi che, nella loro surreale descrizione, tendono sia ad evolversi che a fluire in una offerta di valori. Quelli della spirituale coesistenza nel creato.

Aurelio De Rose

Marco Locci

Alberi

Grafie che si stagliano contro il cielo. Segni che indagano sulla natura e su noi stessi.
Se disegnare è conoscere, gli alberi ci svelano il mondo, con segno quasi maniacale Megael riproduce labirinti di rami e si introduce nel labirinto delle anime. Il lavoro paziente e lungo del raffigurare i minimi dettagli di rami, rametti, i loro bruschi o armonici cambi di direzione, le cortecce, le solide basi, i sottili fili, introduce l’elemento tempo in queste opere. Il tempo impiegato a realizzarle diventa occasione di riflessione sui soggetti e su noi stessi. Anche la tecnica usata, molto spesso una sottile canna di bambù tagliata diagonalmente ad uso di pennino, che deve essere spesso intinta nell’inchiostro, ci regala la sensazione dello scorrere del tempo nella natura e nella vita di Megael: mai in affanno. Occorre quindi osservare con calma ed attenzione queste creature e, sovralicato il senso grafico, cercare di udire i sommessi scricchiolii della vita.

Marco Locci